Primavera del 1994, 25 marzo. Quando varcarono la soglia dell’ufficio del notaio, impeccabile nel suo abito elegante e cravatta, si ritrovarono tutti insieme nella sala d’aspetto pervasi da un misto di emozione. Era l’emozione della responsabilità che si stavano assumendo. Quel passo li avrebbe portati a impegnare tutte le loro energie. Ne avevano a sufficienza: erano tutti più o meno trentenni e stringevano tra le mani le ragioni della propria speranza nel futuro. Il notaio, appena li ebbe fatti accomodare nella stanza dove si sarebbero consumate quelle “nozze sociali”, guardò in faccia uno a uno quei giovani uomini e donne e pronunciò i loro nomi. Ad alcuni quasi venne da rispondere “presente!” come a scuola. La parolina rimase però inespressa e illuminò gli sguardi mentre gli occhi, carichi di attenzione, dicevano: sì, ci siamo. “Dunque voi vi chiamerete Progetto Arca” disse il notaio “avete sede in via Arbe, qui a Milano…” Comincia così la storia di Fondazione Progetto Arca che nell’arco di tre decenni ha offerto interventi di accoglienza e prossimità a Milano e in tutto il Paese. Questo romanzo è pieno di volti, di storie, di povertà e di riscatti, di vicinanza all’altro. “Per dare un titolo a questa lunga storia non avrei potuto escludere la parola ‘cambiamento’” ha scritto Laura Nurzia nella prefazione, una dei protagonisti e lei stessa coautrice: “Progetto Arca è nata per portare cambiamento alla vita delle tante persone che incontra e nel farlo, continuamente, cambia.”