Ai miei figli

Memorie di giorni passati

Versione cartacea

Editore: MONDADORI
Pagine: 400
Genere: Narrativa e poesia
Altri generi: Letteratura russa, Educazione e scuola
ISBN: 9788804746638
Tipologia: Libro
Anno di edizione:
Percorsi: Famiglia
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Editore: MONDADORI
Pagine: 400
Genere: Narrativa e poesia
Altri generi: Letteratura russa, Educazione e scuola
ISBN: 9788804746638
Tipologia: Libro
Anno di edizione: 2021
Percorsi: Famiglia
Il 7 novembre 1916 Pavel Florenskij diede inizio alla raccolta di queste pagine autobiografiche dedicate ai figli. Il rapido precipitare degli eventi conferì un'urgenza e un tono nuovi a quest'opera, segnata dal presentimento della fine, che costituisce la vera eredità culturale e spirituale di quel genio assoluto della mente e dello spirito che fu Pavel Florenskij, filosofo della scienza, fisico, matematico, ingegnere, epistemologo, ma anche teologo, teorico dell'arte e di filosofia del linguaggio, studioso di estetica, di simbologia e semiotica. Scritti nel periodo più fecondo della maturità, questi ricordi costituiscono un'avventurosa scoperta dei misteri dell'esistenza, una versione contemporanea delle "Confessioni" agostiniane.
PAVEL ALEKSANDROVIC FLORENSKIJ (1882-1937) è una delle figure più significative e sorprendenti del pensiero religioso russo, oggi riscoperto in gran parte d’Europa (dopo oltre cinquant'anni di oblio) come uno dei maggiori pensatori del Novecento. Florenskij è anzitutto un filosofo della scienza, fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, epistemologo, ma anche filosofo della religione e teologo, teorico dell’arte e di filosofia del linguaggio, studioso di estetica, di simbologia e di semiotica. In questi ultimi anni, sono tornate alla luce parti considerevoli della sua vastissima eredità culturale, lasciando emergere la statura di vero e proprio “gigante” del pensiero filosofico, teologico e scientifico, al punto da fargli meritare una esplicita menzione nella Fides et ratio (cfr. n. 74). Già nei primi decenni di questo secolo, diversi pensatori russi hanno parlato di lui come di un “Pascal russo”, la cui opera andrebbe posta a fianco a quella di Agostino; più frequentemente è stato definito il “Leonardo da Vinci della Russia” (S. Bulgakov, N. Losskij), che brilla per la sua “genialità” (P. Evdokimov) e “originalità” (A. Losev).
Dottore in matematica all’università di Mosca a 22 anni, rifiuta la cattedra universitaria e studia teologia. Si sposa, viene ordinato presbitero ortodosso, ha cinque figli.
Docente di filosofia presso l’Accademia Teologica moscovita, svolge un’attività sia filosofico-teologica sia scientifica di primissimo livello, fino a che il potere comunista, mal sopportando che quella intelligenza superiore potesse conciliarsi con l’essere cristiano e prete (Florenskij si presentava agli incontri accademici e scientifici in abito talare) lo rinchiude nel famigerato lager delle isole Solovki all’estremo nord del paese. Dopo anni di prigionia e di lavori forzati, l’8 dicembre 1937 nei pressi di Leinigrado, all’età di 55 anni, gli viene tolta la vita mediante fucilazione. Il luogo della sepoltura è rimasto sconosciuto, anche se nel luglio 1997 sono state scoperte delle fosse comuni di prigionieri delle Solovki nelle quali sono probabilmente disperse le sue spoglie.