Sedici anni sono troppo pochi per conoscere gli orrori di un campo di sterminio, per sopportare il freddo e la fame, per ascoltare le atroci battute dei soldati, per vedere morire le persone accanto a te come bestie in un macello, per essere spinti sino sulla porta di un forno crematorio. Sembrerebbe impossibile trovare la forza di sopravvivere, di tirare avanti, di continuare a lavorare, a sperare, ad amare.
Ma Trudi Birger ce l’ha fatta. Questa è una storia vera. La storia di una ragazzina che, dai tè danzanti di Francoforte, si trova rinchiusa nel ghetto di Kosvo, prima di finire nell’infamante campo di Stutthof. È la storia di una figlia che rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame intenso e profondo potrà attingere la forza per continuare a sperare.
Nella semplicità del suo racconto autobiografico, Trudi Birger ci guida tra le atrocità e le sofferenze dell’Olocausto per svelarci la forza della speranza che non si arrende, dei sogni che rifiutano di morire, degli affetti che tengono in vita.