Sono trascorsi ormai trent’anni dalla morte di Andrea Mandelli, eppure la memoria della sua breve esistenza è ancora viva. Quarto di sette fratelli, cresce in un ambiente familiare e
comunitario molto vivo, che desta in lui molteplici interessi e una
inesauribile passione di vita. Tutto lo interessa, tranne lo studio. Per
questo i genitori lo iscrivono all’Istituto Sacro Cuore di Milano. Di
lì a poco emergono i sintomi di una malattia che diventa la circostanza
attraverso la quale realizzare il suo più profondo desiderio: diventare
santo.
Sorprendentemente la malattia lo rende ancora più intenso, teso a
vivere pienamente ogni incontro e ogni istante: «Io da questa malattia
ho imparato l’obbedienza a Gesù, perché non posso decidere quello che
faccio nel giro di un’ora. Perché se mi viene la febbre non posso fare
quello che avevo deciso. E così ho imparato ad obbedire a Gesù in ogni
momento».
Fino a una totale consegna di sé, come scrive agli amici pochi giorni
prima di morire: «Carissimi, a cosa serve la vita se non per essere
data? Io adesso sono a completa disposizione. Non devo più decidere. Ma a
questo punto è tutto nelle Sue mani. Voglio concludere ogni cosa per
poter non far altro che aspettare».
Introduzione di Angelo Scola