Noi e la bomba atomica. Saggi e articoli

Versione cartacea

Editore: PIANO B
Pagine: 200
Genere: Saggistica
Altri generi: Etica
ISBN: 9788893711722
Tipologia: Libro
Collana:
Anno di edizione:
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Editore: PIANO B
Pagine: 200
Genere: Saggistica
Altri generi: Etica
ISBN: 9788893711722
Tipologia: Libro
Collana: La mala parte
Anno di edizione: 2024
"Noi e la bomba atomica" raccoglie undici scritti di George Orwell - tra cui diversi inediti in lingua italiana - che toccano alcuni dei temi fondamentali dell’autore e giornalista britannico: la guerra, la scienza, la violenza politica e militare nelle società totalitarie, l’ingiustizia sociale e l’ipocrisia di classi politiche disposte a perpetuare il male in nome della conquista e del mantenimento del potere. L’articolo che dà il titolo a questa antologia fu composto da Orwell nell’ottobre del 1945, poche settimane dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, ed è rimasto nella storia perché è lo scritto in cui Orwell coniò il termine “guerra fredda” - un’espressione tornata attuale in questi giorni - per indicare l’allora nuovo ordine mondiale imposto dall’emergere di pochi superstati sempre più potenti e dai tratti totalitari. Cinque sono i saggi presenti e mai pubblicati prima in Italia: "Che cos’è la scienza"; "Appunti sparsi"; "La giornata di un vagabondo"; "Chi sono i criminali di guerra"; "I socialisti possono essere felici?". Composti prevalentemente tra gli anni Trenta e Quaranta dello scorso secolo, questi articoli sono ancora capaci di illustrare con sconcertante accuratezza, oltre settant’anni più tardi, la nostra stessa attualità: la minaccia della guerra nucleare; la riduzione di vaste aree del pianeta a un cumulo di rovine su cui pochi, potenti superstati, si contendono l’egemonia totale; l’incapacità delle società scientificamente e tecnologicamente progredite di raggiungere un reale progresso etico; l’ingiustizia sociale come presupposto e fondamento di guerre e caos.

«[...] Ho combattuto quattro mesi sul fronte aragonese nella milizia del POUM e sono stato ferito piuttosto seriamente, ma per fortuna senza conseguenze. [...] Quanto ho visto in Spagna e quanto ho visto da allora del funzionamento interno dei partiti politici di sinistra, mi hanno ispirato un orrore per la politica. [...] Per sentimento sono definitivamente di "sinistra", ma sono convinto che uno scrittore può rimanere onesto solo se si mantiene libero da etichette di partito. Gli scrittori che amo di più e di cui non mi stanco mai sono Shakespeare, Swift, Fielding, Dickens, Charles Reade, Samuel Butler, Zola, Flaubert, e, fra i moderni, James Joyce, T.S. Eliot e D.H. Lawrence. Ma penso che lo scrittore moderno che mi ha maggiormente influenzato sia Somerset Maugham, che ammiro immensamente per la sua capacità di raccontare una storia in modo diretto e senza fronzoli. Al di fuori del mio lavoro la cosa che amo di più è il giardinaggio, in particolare l'orticoltura. Mi piacciono la cucina e la birra inglesi, i vini rossi francesi, i vini bianchi spagnoli, il tè indiano, il tabacco forte, i fuochi di carbone, la luce di candela e le sedie comode. Non mi piacciono le grandi città, il rumore, le macchine, la radio, il cibo in scatola, il riscaldamento centrale, e i mobili "moderni". I gusti di mia moglie coincidono quasi perfettamente coi miei. La mia salute è malferma, ma non mi ha mai impedito di fare qualcosa che ho voluto fare, tranne, finora, combattere nella guerra attuale. Dovrei ricordare che, anche se questa descrizione che ho dato di me stesso è fedele, George Orwell non è il mio vero nome...» (Autoritratto dell'autore, aprile 1940)

George Orwell  (India 1903  - Londra 1950) si chiamava in realtà Eric Arthur Blair.