Genitori ed educatori si riconosceranno nelle pagine di questo libro, come in uno specchio, e potranno così scorgere i punti di forza e di debolezza della propria capacità educativa.
Nel linguaggio corrente il termine prudenza è sinonimo di accortezza, cautela, evitamento del rischio. Nulla a che fare, però, con il significato originale a cui l'Autore fa riferimento, e che deriva da phrónesis, cioè la capacità di comprendere la realtà e stabilire con sicurezza che cosa si deve fare.
La prudenza educativa riguarda la verità del figlio e lo sguardo che su di lui hanno i genitori, uno sguardo che non è sempre obiettivo, lucido e realistico, e può portare a valutazioni errate per eccesso o per difetto: mio figlio è un re (esaltato, difeso a spada tratta, sempre e comunque, rivestito di qualità che non ha)... mio figlio è un asino (criticato, deprezzato e svilito ogni volta che sbaglia, poco considerato, senza che gli vengano riconosciute le virtù che invece possiede...).
«Non è possibile fare la cosa giusta – affermava un genitore – senza sapere come stanno le cose». Per questa ragione è essenziale conoscere realisticamente i figli e attribuire il giusto significato ai loro comportamenti, per sapere quale atteggiamento educativo adottare nelle diverse situazioni.
Non è necessario rinunciare al buonsenso, né laurearsi in scienze dell'educazione per essere buoni genitori. È sufficiente esercitare in modo corretto la virtù della prudenza educativa.
Osvaldo Poli, forte anche della propria esperienza clinica, spiega cos’è la prudenza educativa, evidenzia i “virus” emotivi, psicologici, relazionali e culturali che possono danneggiarla, e suggerisce gli atteggiamenti per rafforzarla.