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Il club dei mestieri stravaganti

Versione cartacea

Editore: SAN PAOLO EDIZIONI
Pagine: 188
Genere: Letteratura inglese
Altri generi: Romanzo
ISBN: 9788821599996
Tipologia: Libro
Formato: 13.5x21
Collana:
Anno di edizione:
Note: Brossurato con alette
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Editore: SAN PAOLO EDIZIONI
Pagine: 188
Genere: Letteratura inglese
Altri generi: Romanzo
ISBN: 9788821599996
Tipologia: Libro
Formato: 13.5x21
Collana: Le vele
Anno di edizione: 2017
Note: Brossurato con alette
Il Club dei Mestieri Stravaganti è la prima raccolta di racconti di Chesterton. Pubblicata nel 1905, si compone di sei racconti e altrettanti misteri da svelare, con al centro un investigatore improbabile – Basil Grant, ex giudice ritiratosi a vita privata e unanimemente considerato sull’orlo della follia – e un club strampalato dove ciascun membro è chiamato a mantenersi con una professione del tutto nuova e, quindi, bizzarra. Con ironia e gusto del paradosso, Chesterton mescola questi elementi in una divertente parodia dei classici racconti gialli, dove i ragionamenti e le deduzioni lasciano il posto alla pazzia solo apparente dell’indimenticabile Basil Grant e alle sue indagini che non prestano attenzione alla realtà dei fatti: «Potrei sembrare uno sciocco, e in effetti tanto centrato non sono», spiega, «ma non ho mai creduto a quell’uomo… come si chiamava… Ah sì, Sherlock Holmes! Ogni dettaglio indica qualcosa, certo, ma spesso indica la cosa sbagliata». Ma se i fatti sono fuorvianti, come far luce sui misteri della cara, vecchia Londra?
GILBERT KEITH CHESTERTON (1874-1936) nasce a Londra da famiglia anglicana; comincia a scrivere sullo «Speaker» e sul «Daily News» (dove incontra lo scrittore cattolico Hilaire Belloc), affermandosi grazie alla straordinaria verve polemica, giornalista di gran classe, tra i più pungenti e i più letti. I primi bersagli polemici del giovane Chesterton sono la società industriale del tempo, col suo carico di pragmatismo e di relativismo, e la conseguente disumanizzazione dell’umano. Il ritorno al reale e la conversione definitiva alla Chiesa cattolica nel 1922 non fanno che dare compimento a questa visione antimaterialistica della vita.
La vastissima produzione del Chesterton – oltre cento volumi di saggistica, poesia, narrativa, agiografia e drammi – risente di una progressiva simpatia per la Chiesa di Roma. Un’attrazione che poco ha di irrazionale e di sentimentalistico, dato che per lo scrittore inglese la verità cattolica non è altro che il superamento delle antinomie, delle esigenze contrastanti, insomma di tutti quegli "ismi" – le ideologie – che pretendono di rinchiudere l’uomo in una interpretazione. Mentre il Cristianesimo, visto nella sua forma cattolica, rappresenta la totalità della verità, tutto il resto vive di quelle che lo scrittore chiamava spesso «verità cristiane impazzite».
La grandezza dell’opera di Chesterton sta tutta nell’aver capito – e mirabilmente aver fatto capire – che l’accettazione della verità cattolica non può risiedere soltanto in folgorazioni irrazionali, come certa corrente progressista ha sempre sostenuto e continua ancora oggi a sostenere, ma presuppone anche un cammino razionale, una messa a tema della ragioni «che ci hanno convinti ad entrare in Chiesa». Basta leggere una sola pagina di Chesterton per rendersi conto che, forse come nessun’altra, la sua riflessione riesce a dilatare la mente dell’uomo d’oggi, facendola approdare a dei lidi altrimenti difficilmente raggiungibili.