MARCO SIMI nasce a Milano il 14 giugno 1958. Primo di cinque figli, cresciuto tra le lunghe passeggiate e scalate in montagna con il padre Giulio, negli anni Settanta si trova a diretto contatto con l’esplosione del fenomeno della droga, di cui Milano è protagonista. Da subito la sua famiglia accoglie in casa giovani tossicodipendenti e le loro famiglie, inaugurando quella stagione di “schiaffi e carità” che, come metodo, lo accompagnerà tutta la vita. Sono gli anni in cui porta in giro per l’Italia le sue canzoni e, con un gruppo musical/teatrale sui generis da lui fondato, “La Confraternita dell’Evidenza Prima”, porta al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini lo spettacolo “Transitus”. Con il suo stile medievale e le sue ballate, si conquista un certo favore da parte della critica, in particolare del mondo cattolico, e l’amicizia del cantautore Claudio Chieffo. È un periodo incredibile: affascinato dal metodo educativo di don Luigi Giussani, schietto e cristiano, si avvicina al movimento di Comunione e Liberazione, incontra il pittore Bill Congdon al quale lo legherà per tutta la vita un’amicizia forte e discreta allo stesso tempo, e a metà degli anni Ottanta incontra Aida, cremonese verace che gli ruba il cuore. Una baita, un camino con un po’ di fuoco e i due decidono di sposarsi. È il 26 maggio 1984. Dal matrimonio nascono tre figli: Maria Acqua, Mira e Saverio. Trasferitosi a Cremona, Marco intanto si è specializzato come progettista sociale nel campo della prevenzione di minori in difficoltà, creando la cooperativa “L’Umana Avventura” che tuttora prosegue la sua opera. Grazie alle amicizie nate in Sardegna al tempo dei suoi concerti giovanili Marco dà vita a una particolarissima esperienza di vacanza estiva che per oltre venti anni è stata crocevia di incontri e condivisione di esperienze di vita dalle provenienze più diverse. Nel frattempo la famiglia si allarga, complici gli affidi cui Marco e Aida si rendono disponibili. Segue un periodo difficile e drammatico, che rafforza l’unità e la vocazione cristiana della famiglia: la malattia e la morte del padre Giulio e della madre Agnese, la travagliata vicenda della piccola Fides, amata come una figlia, l’impegnativo percorso della secondogenita Mira, allora quindicenne, colpita da un linfoma di Hodgkin. È in questo periodo che Marco e la sua famiglia riscoprono e approfondiscono il legame con la montagna, anche grazie al fratello Stefano che, sposato, da anni vive ormai a Madonna di Campiglio. Nascono così i racconti del Resegone: da quelle lunghe passeggiate, dai suoi ricordi di bambino prima e di marito e padre poi. Il 27 maggio 2004, il giorno dopo il ventesimo anniversario di nozze e nella stessa data della morte della madre, Marco muore improvvisamente. Al funerale, celebrato in un’oasi in mezzo ai campi dedicata al Santo Volto, parteciperanno almeno un migliaio di persone. Tutti ad accompagnare “l’uomo buono” che aveva saputo raccontare e testimoniare la semplicità del bel vivere cristiano.